Nuovo taglio dei tassi in vista e nuovo calo della rata del mutuo. Giovedì la Banca centrale europea (Bce) dovrebbe annunciare, stando alle previsioni del mercato, un’ulteriore riduzione dei tassi di interesse di 25 punti base, portando il costo del denaro al 2,25%, una soglia in cui la politica monetaria europea non potrebbe più essere considerata restrittiva. Una sforbiciata, che se confermata, si tradurrà anche in un nuovo calo della rata del mutuo, dopo quelli già avvenuti a partire da giugno 2024, mese in cui è iniziato l’allentamento monetario da parte di Lagarde & Co. E in prospettiva, potrebbe non essere l’ultimo.
Come si muove la rata del mutuo
Se effettivamente giovedì la Bce ridurrà dello 0,25% i tassi di riferimento, la rata di un mutuo si ridurrà a sua volta di circa una decina di euro, secondo i calcoli di Facile.it e Mutui.it. Tutto dipende dalle condizioni contrattuali (durata, spread, taeg, ecc). Nel dettaglio, ipotizzando un mutuo da 126.000 euro in 25 anni, Tan iniziale 0,67% sottoscritto a gennaio 2022 con tasso variabile, il risparmio si aggirerebbe intorno ai 17 euro, con una rata che passerebbe dagli attuali 640 euro a 623 euro.
Ma la discesa potrebbe continuare. La sforbiciata da parte della Bce infatti potrebbe non essere l’ultima del 2025, considerando il contesto incerto. Stando ai futures sugli Euribor a 3 mesi (aggiornati all’11 aprile 2025), l’indice di riferimento per i mutui a tasso variabile dovrebbe continuare a scendere gradualmente passando dal 2,07% di giugno 2025 all’1,76% di dicembre 2025, per poi stabilizzarsi. Se queste previsioni fossero corrette, la rata del mutuo standard preso in esame arriverebbe, entro dicembre 2025, a 598 euro, con un risparmio di circa 42 euro rispetto ad oggi, per poi fermarsi.
Ma non solo Bce. Perché sul mercato dei mutui, si sta assistendo anche a un altro effetto ed è quello dei dazi di Trump, che hanno finora impattato sui tassi fissi. A inizio aprile, l’introduzione dei dazi reciproci – sospesi poi per 90 giorni – ha fatto crollare i mercati azionari scatenando un effetto a catena che ha contagiato anche il mercato obbligazionario il quale, complice la vendita in massa di Treasury da parte della Cina, ha visto schizzare i rendimenti dei titoli di Stato americani a lunga scadenza. Questo movimento ha spinto ha trainato anche i rendimenti dei titoli europei, a cui è agganciato l’IRS, il tasso di riferimento dei mutui fissi, e questo ha comportato in alcuni casi un lieve aumento anche dei tassi finali proposti alla clientela. “Si tratta di un aumento di pochi punti base che, peraltro, sta rientrando negli ultimi giorni poiché gli indici sono tornati a scendere”, ha sottolineato Facile.it. Questo recente movimento ha comunque ridotto il gap tra tasso fisso e variabile.
Tassi variabili presto più economici di quelli fissi?
In questa situazione, quindi, cosa scegliere? Il fisso è, seppur di poco, ancora il più conveniente; guardando alle migliori offerte disponibili online, gli indici partono da un Tan del 2,76%, mentre i variabili partono da 2,97%. Presto, però, le cose potrebbero cambiare: l’Euribor è sceso al di sotto dell’IRS, pertanto, non appena le banche decideranno di ridurre gli spread applicati ai finanziamenti variabili, questo tipo di offerta tornerà ad essere competitiva. “Ci aspettiamo che nei prossimi mesi i tassi variabili offerti alla clientela diventino più convenienti rispetto a quelli fissi, tornando ad essere a tutti gli effetti un’alternativa papabile per gli aspiranti mutuatari”, spiegano gli esperti di Facile.it.
Importante ricordare che non esiste, in assoluto, una soluzione migliore rispetto all’altra; la scelta sulla tipologia di tasso andrà presa considerando diversi elementi, quali, ad esempio, le caratteristiche del mutuatario, quelle dell’immobile e la propensione al rischio di ciascuno. In generale, scegliere oggi un tasso fisso significa partire da una rata più bassa e garantirsi stabilità per tutta la durata del finanziamento, mentre puntare sul variabile significa scommettere che nel futuro prossimo la rata possa mantenersi al di sotto di quella fissa portando ad un vantaggio economico; d’altro canto, però, vuole anche dire esporsi alle variazioni di mercato in un periodo caratterizzato da grande incertezza. “Resta sempre la possibilità di surrogare – ricordano da Facile.it – partendo oggi da un tasso fisso, ancora più economico, per poi passare al variabile qualora in futuro ci fosse realmente convenienza”.
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