Investire anche solo 250 euro in un intero progetto immobiliare. Con il crowdfunding si può, perché con la logica del “più si è, meglio è” apre l’investimento real estate a chiunque voglia partecipare, riducendo di fatto la quota capitale necessaria a poche centinaia di euro. Arrivata in Italia da una decina di anni, questa forma alternativa di investimento nel mattone sta registrando un crescente interesse. L’ultimo report redatto dal Politecnico di Milano sul tema ha rilevato un aumento del 7,2% in termini di raccolta tra il 2023 e il 2024.
Come funziona
Il crowdfunding immobiliare è un sistema di investimento collettivo (dall’inglese ‘crowd’ che significa folla e ‘funding’ che sta per finanziamento), dove i partecipanti contribuiscono con piccole somme di denaro a progetti di real estate, tra ristrutturazioni di edifici esistenti o nuove realizzazioni, offrendo così un’alternativa ai finanziamenti tradizionali. Si può definire come un processo di raccolta fondi dove molti investitori si uniscono con quote di capitale piccole, anche solo di 250 euro, per finanziare un progetto immobiliare e ottenere al termine un potenziale ritorno economico.
Un ritorno che è piuttosto interessante, in quanto quasi mai si scende sotto l’8% e in media si attesta tra il 10% e il 12%. Ma in alcuni casi si può spuntare fino al 18-24%. Bisogna però distinguere se si tratta di un prestito (lending crowdfunding) in cui alla fine è prevista la restituzione del capitale più gli interessi, oppure di un acquisto di quote o azioni della società che gestisce il progetto partecipando agli utili futuri (equity crowdfunding).
I rendimenti lordi potenziali sono comunque elevati, ma devono fare i conti con un rischio piuttosto alto, perché il completamento e il successo dei progetti non sono mai scontati, anche se molte campagne sono su grandi città, come Roma e Milano, dove il mattone non sembra conoscere crisi. Inoltre, solitamente non è possibile ritirare il capitale investito fino a fine lavori e questo implica l’immobilizzo per un periodo di tempo più o meno lungo (anche di anni).
Vantaggi e rischi
Come in ogni cosa, anche il crowdfunding del mattone presenta pro e contro. Partendo dai primi, è evidente la possibilità di investire in progetti immobiliari che altrimenti sarebbero fuori della portata di molti, ossia inaccessibili per mancanza di capitali. Altro vantaggio è la diversificazione, vale a dire la possibilità di suddividere il capitale in più progetti, evitando di concentrarlo su un solo immobile, come invece avviene acquistando in proprio direttamente sul real estate. A questi si aggiungono, come già accennato, il rendimento potenziale interessante e la comodità della digitalizzazione del processo, perché avviene tutto online. Sulle piattaforme infatti vengono illustrati i dettagli del progetto e le informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori per tutta la durata del procedimento.
Oltre alle opportunità di guadagno, ci sono anche dei rischi. In primis, quello della perdita del capitale. Esiste infatti il rischio concreto di perdere parte o tutto l’investimento, in caso di fallimento del progetto o di problemi nella gestione. La società immobiliare proponente il progetto, e detentrice della responsabilità sull’esecuzione dei lavori, potrebbe fallire ed essere insolvente nei confronti dei suoi creditori, compresi gli investitori. A questo si aggiunge l’incertezza del ritorno potenziale, perché il rendimento previsto non è certo garantito e può essere influenzato da diversi fattori, come le fluttuazioni del mercato immobiliare. Per ridurre questi rischi è bene anche in questo caso diversificare l’ammontare che si vuole investire in più progetti e non su uno soltanto. Se si ha a disposizione una cifra di 10.000 euro, ad esempio, meglio spalmarla su più progetti di crowdfunding immobiliare.
Detto questo, bisogna essere consapevoli anche del fatto che questo settore, piuttosto giovane, è in continua evoluzione e le normative e le regolamentazioni possono variare, esponendolo a complessità non previste.
Le piattaforme
Di fondamentale importanza è anche la scelta della piattaforma di intermediazione a cui si decide di affidarsi. Ognuna ha infatti un proprio modello di valutazione e presentazione del progetto, di commissioni e raccolta fondi (con quote minime che variano da 250 euro a 5.000 euro) e di calcolo del rischio e dei rendimenti.
Tra le principali, Walliance è uno dei pochi attori attivo sia sul fronte del lending che dell’equity, con progetti in Italia e all’estero. Focalizzate sull’equity crowdfunding sono invece UpsideTown, Mamacrowd e Concrete Investing. Sul fronte del lending, invece, a farla da padrona è Recrowd, accompagnata da Trusters del gruppo Crowdfundme.
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