Combattere la volatilità dei mercati azionari è un esercizio particolarmente difficile. Analisti e gestori tentano di farlo, specialmente nei periodi, come quello attuale, caratterizzati da turbolenze e imprevedibilità. Il mese di aprile di quest’anno era iniziato proprio con queste caratteristiche e, se in qualche modo la situazione si è stabilizzata nelle settimane successive, il campanello d’allarme è scattato, modificando strategie e comportamenti consolidati nel tempo. Che fare quando l’incertezza la fa da padrona? Come investire quando prevalgono dubbi e ripensamenti?
La scelta più facile è ovviamente quella di rimanere fermi, nel senso di mantenere la liquidità in attesa di tempi migliori. Ma è evidente che, se per un privato risparmiatore questo atteggiamento potrebbe anche funzionare, per chi invece di mestiere è chiamato ad agire costantemente e in modo continuo, questa non è la soluzione. Anzi, è proprio in fasi come questa che deve manifestarsi la professionalità del gestore.
Qual è, dunque, la strategia da seguire nei momenti di incertezza?
La ricetta tradizionale è quella di puntare sui titoli cosiddetti difensivi. Si tratta in sostanza delle azioni di società che possono contare su flussi di cassa stabili e su una minore vulnerabilità ai repentini cambi di umore del mercato. In genere in questa categoria vengono collocate le aziende che operano in particolari settori, in primo luogo quello alimentare e quello farmaceutico. Il motivo è semplice: si presuppone che anche nei periodi di crisi dell’economia il consumatore medio è costretto a rinunciare all’acquisto di beni non essenziali, ma non può fare a meno di quelli indispensabili a vivere e a curarsi. Un’interpretazione più estesa della categoria difensiva comprende poi altri comparti, come quello del lusso (le fasce più ricche della popolazione non rinunciano a un tenore di vita elevato anche nelle fasi di crisi economiche momentanee) e quelli definiti genericamente “di pubblica utilità”.
In difesa con Pharma & Co
Stabiliti i comparti sui quali puntare, occorre poi scegliere di conseguenza i singoli titoli. E qui subentrano altre considerazioni, che possono variare in funzione delle proprie esigenze e di situazioni generali esterne ai mercati finanziari. In questi giorni Morningstar, organizzazione internazionale che assegna rating alle società quotate, ha individuato un poker di aziende da monitorare attentamente. Si tratta di International Flavors & Fragrances, Pfizer e dei colossi delle bevande Brown-Forman (che gode per ora dell’esenzione dei dazi Usa sull’import di tequila dal Messico) e Constellation Brands. Nessuna di queste è quotata a Piazza Affari. A parte il fatto che anche il risparmiatore italiano ha accesso, con la dovuta assistenza di broker e consulenti, a tutti i listini mondiali, proviamo a esplorare il listino di casa nostra, alla ricerca di titoli che rispondono alla caratteristica difensiva.
Per quanto riguarda tutto ciò che orbita intorno alla salute sono numerose le società quotate sulla Borsa italiana. Le più importanti sono Amplifon (apparecchi acustici e prodotti accessori), Recordati (multinazionale farmaceutica) ed Enervit (alimentazione sportiva e nutrizione funzionale). L’elenco si completa con Fidia (farmaceutica) e Pharmanutra (ricerca e sviluppo in ambito farmaceutico).
Campari non brinda
Sul fronte alimentare spicca su tutti Campari, tra i 40 principali titoli del nostro listino che compongono l’indice Ftse Mib, ma sulla cui caratteristica difensiva e anticiclica si leva qualche dubbio, dal momento che produce bevande molto diffuse in tutto il mondo ma considerate non essenziali all’alimentazione. Diversi i casi di Marr (distribuzione prodotti alimentari) e di Valsoia (produzione alimenti vegetali), che invece potrebbero essere presi in considerazione. In ogni caso Campari è reduce da un lungo periodo non certo brillante.
Negli ultimi sei mesi il titolo ha perso il 26% circa e nell’ultimo anno poco più del 37%. Dopo essere sceso il 7 aprile scorso al minimo dell’anno di 5,072 euro, ha provato a reagire, anche se il recupero è stato favorito da un programma di acquisto sul mercato di azioni proprie (buy-back) messo in atto dai vertici della società.
Recordati storna
Del Ftse Mib fa parte anche Recordati, una società con fatturato in crescita (2,34 miliardi di euro a fine 2024) e utile netto di oltre 416 milioni (nonostante l’impatto negativo dell’effetto cambi) e con oltre 4.500 dipendenti. Il bilancio 2024 sarà sottoposto al giudizio degli azionisti nell’assemblea in programma martedì 29 aprile. Nonostante questi numeri, il titolo dal punto di vista borsistico è reduce da un periodo di ribassi.
Stando alle quotazioni più recenti la performance dell’ultimo mese è negativa di circa il 9% e negative sono anche le performance degli ultimi sei mesi (-10%) e dell’ultimo anno (-3,1%). Riferendoci alle quotazioni, il massimo toccato quest’anno – che è anche il massimo storico – è stato di 60,95 euro per azione e risale al 13 febbraio, mentre il minimo annuale, di 43,98 euro, toccato di recente (il 9 aprile scorso). Caute le valutazioni sul titolo da parte degli analisti, anche se tutti o quasi sono concordi nell’indicare un target-price (prezzo obiettivo) in crescita. Lo scorso 19 marzo Deutsche Bank aveva espresso un giudizio “hold” (mantenere in portafoglio), in miglioramento rispetto al precedente “sell” (vendere) emesso il 7 febbraio. In precedenza (17 febbraio) Equita Sim aveva confermato la raccomandazione “buy” (comprare), alzando allo stesso tempo a 65 euro l’obiettivo di prezzo.
Quanto all’analisi tecnica, Teleborsa, riferendosi alla chiusura del 14 aprile scorso (47,64 euro), rileva che «la situazione di medio periodo è negativa, mentre segnali rialzisti si intravvedono nel breve periodo, grazie alla tenuta dell’area di supporto individuata a quota 45,73. Lo spunto positivo di breve è indicativo di un cambiamento del trend verso uno scenario rialzista, con la curva che potrebbe spingersi verso l’importante area di resistenza stimata a quota 48,59.
A livello operativo, lo scenario più appropriato potrebbe essere una ripresa rialzista del titolo, con area di resistenza individuata a quota 51,45 euro». Supporto e resistenza sono i termini usati dagli analisti, che vanno spiegati ai non addetti ai lavori. Il supporto è un livello sotto il quale un titolo tende a non scendere, perché lì dovrebbero entrare in gioco i compratori. La resistenza, al contrario, è un tetto oltre il quale il prezzo fatica ad andare.
Ritrovata stabilità
Il quadro generale di Piazza Affari, infine, sembra aver trovato nelle ultime sedute una sua stabilità, che potrebbe durare anche fino a fine mese, nonostante i condizionamenti del periodo (calo degli scambi dovuti alle festività pasquali e successivi “ponti”). Gli operatori guardano anche ad alcune scadenze, come il verdetto sul golden power relativo all’operazione Unicredit-Bpm atteso per martedì 22 aprile e soprattutto all’assemblea dei soci delle Generali in agenda a Trieste giovedì 24.
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