Gianni Franco Papa, amministratore delegato di Bper, non possiamo non iniziare dalla Popolare di Sondrio. Due mesi fa l’annuncio dell’ops, si sente fiducioso sul buon esito?
“Siamo fiduciosi che l’operazione andrà a buon fine e puntiamo ad un pieno consolidamento e integrazione della banca”.
Prevedete di chiudere in tempi brevi?
“Abbiamo fatto tutti i filing con le varie autorità e siamo in attesa delle necessarie autorizzazioni. Speriamo di ottenerle tra maggio e giugno, in modo da concludere l’Ops entro l’estate”.
Il presidente del gruppo Unipol, Carlo Cimbri ha parlato di lupi in agguato e fatto intendere che gli olandesi di Ing avrebbero messo nel mirino la Pop Sondrio. Probabilità di rilancio ce ne sono anche alla luce della prospettiva di una controfferta?
“Non commentiamo mai rumor di mercato. Noi abbiamo fatto un’offerta già a premio del 6,6% rispetto alla chiusura del titolo Popolare Sondrio il giorno precedente all’annuncio, che sale al 10,2% se guardiamo al prezzo medio dei tre mesi precedenti. Va considerato inoltre che il titolo già incorporava un premio legato alle attese speculative della Borsa”.
A Roma è un via vai di banchieri in questo periodo. Anche lei ha avuto interlocuzioni con Palazzo Chigi?
“Dialoghiamo regolarmente con tutte le controparti istituzionali e abbiamo avuto diversi incontri per spiegare la fortissima valenza industriale e strategica dell’operazione, non solo per Bper e per PopSo, ma anche per il mercato italiano”.
Vi siete mossi poco dopo che Mps aveva messo nel mirino Mediobanca. Nella corsa a chi sarà il terzo polo pensate di fermarvi alla sola Sondrio?
“Non amo parlare di terzo polo. Bper è già oggi la terza banca in Italia per numero di clienti (circa 5 milioni) e per asset finanziari della clientela (oltre 300 miliardi) e insieme a Sondrio consoliderà questa posizione creando un Gruppo bancario con 6 milioni di clienti e oltre 2mila filiali, fortemente radicato nel Nord Italia, con il 14% di quota di mercato in Lombardia. Siamo interamente concentrati su quest’operazione. Se qualcosa verrà eventualmente dopo, lo valuteremo”.
Da Sondrio si è posto l’accento sulle differenti culture delle due entità, anche in termini di modalità di crescita. Come intendete smussare queste differenze?
“In verità abbiamo radici comuni: siamo entrambe ex banche popolari, di territorio, di prossimità. Abbiamo la stessa propensione ad assistere famiglie, imprese e le comunità in cui operiamo. Non vedo differenze culturali o di approccio con la clientela. Bper negli anni ha saputo integrare istituti con una fortissima presenza territoriale. Quindi sì, è vero che Sondrio è cresciuta per linee interne e Bper anche attraverso acquisizioni, ma il nostro gruppo ha dimostrato la capacità di chiudere in modo rapido ed efficace integrazioni con altre realtà bancarie”.
Che messaggio vi sentite di mandare ai clienti storici che temono venga snaturata la loro banca?
Che c’è una comunanza molto forte nel modo di agire nei confronti di tutti gli stakeholders. La nuova realtà avrà più risorse finanziarie da mettere a loro disposizione e da investire in innovazione di prodotti e servizi, sicurezza e digitalizzazione. Avrà maggiore forza dal punto di vista del capitale e potrà supportare ancora di più l’economia nelle regioni dove opera. Combinerà i punti di forza presenti da sempre nelle due banche: persone, competenze, focalizzazione sui bisogni della clientela, attenzione al territorio e alle sue necessità e medesima vocazione ad essere il punto di riferimento e il motore di sviluppo delle economie locali”.
Che ne sarà del marchio Pop Sondrio e del know how delle prime linee dirigenziali?
“Il track record di Bper parla da solo. Ad oggi quasi il 50% del nostro management arriva da banche che sono entrate a far parte del gruppo nel corso degli ultimi 4-5 anni. In Valtellina Bper non ha uffici o filiali e il marchio rimarrà per il valore che esprime sul territorio”.
Da Sondrio hanno paventato più sovrapposizioni rispetto alle sole otto filiali che avete indicato in sede di presentazione dell’offerta.
“Quando abbiamo parlato di otto filiali il riferimento era solo alle possibili sovrapposizioni a livello di antitrust in alcune province. Dopodiché se avremo sovrapposizioni in alcune grandi città, faremo le necessarie valutazioni tecniche. Di certo, salvaguarderemo i livelli occupazionali. Anche qui la nostra storia parla da sola”.
Non solo risiko. Guerra dei dazi, piano difesa Ue e tagli tassi Bce, è stato un primo trimestre dell’anno movimentato. Quanto impatta tutto questo rumore di fondo?
“L’anno per noi è iniziato meglio di quello che ci si aspettava e gli impieghi stanno crescendo. La discesa dei tassi di interesse sta facendo ripartire il settore dei mutui così come i prestiti al consumo. Certo la guerra dei dazi farà male all’economia a livello mondiale, non soltanto all’Italia; a fare da contraltare c’è però una Germania che ha annunciato un importante programma di investimenti che farà ripartire l’economia tedesca e l’Italia ne potrà trarre beneficio visto che siamo tra i principali partner commerciali del Paese”.
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