“Sono convinto che con questa iniziativa mio figlio farà un centro micidiale, anzi mi sono arrabbiato con lui perché è un’idea talmente straordinaria che avrei voluto che la realizzasse prima”. A parlare è Ernesto Preatoni, vecchia volpe del mondo degli affari italiano a cavallo tra finanza, mattone e turismo. Al suo fianco c’è il figlio Eugenio, alto e vigoroso che snocciola visioni come un fiume in piena.
Punta a mettere in pista nel corso dei prossimi anni una catena di un centinaio di alberghi, tutti connotati da molteplici rimandi all’Italia. “Noi vogliamo diventare gli ambasciatori del Made in Italy nel mondo dell’hotellerie”, spiega, “possiamo farlo perché già il nostro business ha un orientamento globale”. La nuova catena, però, per essere riconosciuta anche in patria non potrà fare a meno di una forte presenza di strutture in Italia: “Perché Armani non potrebbe essere Armani se non avesse negozi in Italia, così come la Ferrari non potrebbe essere lei senza Maranello”, aggiunge Preatoni jr.
Preatoni tra passato e presente
Un progetto che guarda sia all’Italia che al mondo e certamente rispecchia l’ambizione e il coraggio del padre che, negli anni ’80 del secolo scorso, dopo aver conquistato la Banca Popolare di Crema, provò a scalare le Generali mettendosi in rotta di collisione con la potente Mediobanca di Enrico Cuccia. I poteri forti dell’epoca respinsero il suo attacco, ma certamente non scoraggiarono l’uomo Preatoni dal fare grandi cose.
Così, motivato dalla ricerca di nuove opportunità imprenditoriali e dalla volontà di diversificare gli investimenti, ha volto lo sguardo oltre i confini italiani. Proprio a lui, infatti, si deve lo sviluppo del resort Domina Coral Bay a Sharm El Sheikh, in Egitto. Ne nacque quella che ancora oggi è una delle più celebri mete turistiche sul Mar Rosso, “prima che arrivassimo noi, lì non c’era nulla”. A Dubai sorge un grattacielo da 46 piani e 196 metri d’altezza che porta il suo nome, la Preatoni Tower, e sono cose che hanno un elevato valore simbolico se si pensa che un altro uomo che a New York ha fatto una cosa simile è stato eletto per la seconda volta presidente degli Stati Uniti d’America.
L’intuizione
Adesso il grande vecchio, che nel frattempo ha messo al mondo otto figli, lavora al passaggio generazionale. Il figlio Eugenio ha preso le redini della divisione Hospitality di Preatoni Group. È stata sua l’intuizione di rifocalizzare il business del gruppo dalla comproprietà alberghiera, verso l’affitto e il management contract.
La società Preatoni Group si è quotata il 12 febbraio sul mercato di Parigi, con una capitalizzazione complessiva di 361 milioni di euro. “Non abbiamo fatto un’Ipo, io ho ancora il 93% delle quote e il restante 7% è ad alcune centinaia di persone che ci conoscevano”, spiega Ernesto, “è chiaro però che se fosse necessario potremmo ricorrere a un’Ipo per investire sui nostri progetti”.
LA NUOVA CATENA
La nuova catena sarà tenuta a battesimo con un nuovo brand, che non sarà più quello tradizionale di Domina. “In tutti i nostri alberghi si dovrà respirare l’italianità”, prosegue Eugenio, “faremo un accordo con un’importante azienda di caffè italiano, in ognuna delle nostre reception ci sarà un’opera di un artista italiano, si ascolterà la musica di Bocelli e avremo un canale Cinema con i film di Mastroianni e Fellini. Se trovassimo un accordo, mi piacerebbe che tutto il nostro personale vesta una divisa di Armani o Versace”.
Prendendo a metro di giudizio l’obiettivo di 100 alberghi, che il gruppo ha l’obiettivo di localizzare per il 70% al mare e al 30% in montagna “si può ipotizzare un profitto operativo di 200 milioni, ma il vero turbo del business sarà un altro con i nostri alberghi che si trasformeranno in un catalogo di servizi da cui il cliente può acquistare”.
L’idea, infatti, è di generare traffico alberghiero per poi arrivare a vendere servizi aggiuntivi attraverso i concept ideati dal gruppo tra beach club, ristoranti a tema, Spa di lusso. “Quando abbiamo visto un ristorantino che avevamo sulla spiaggia a Sharm, trasformarsi in una macchina da soldi da 1,5 milioni di fatturato, semplicemente perché la gente vuole un certo tipo di atmosfera in vacanza, abbiamo deciso di portare questa esperienza ovunque”.
D CLUB
Il vero salto evolutivo, però, è la leva dell’esclusività attraverso il concept D Club che è già stato sperimentato da alcuni anni in altre strutture del gruppo. “Si tratta di una community di persone che sono disponibili a spendere di più per avere servizi a valore aggiunto che migliorino l’esperienza della vacanza, ma in generale del loro tempo libero”, afferma Eugenio. Già ora, con il pagamento di 10mila euro, i clienti possono accedere a un primo pacchetto di servizi per 30 anni.
Tuttavia, esistono ulteriori livelli ai quali, sempre a pagamento, si può usufruire di servizi sempre più esclusivi. “Io sono di un’altra generazione, ma dai miei figli e da mia moglie, che è molto più giovane di me, ho imparato una cosa”, spiega Preatoni senior, “oggi la gente non compra più la realtà, ma l’immagine. Per questo lascio fare ai miei figli che sono più sintonizzati con le nuove generazioni”.
Il concept D Club, che potrà avere vita nelle infrastrutture del gruppo o anche di terzi, promette elevata marginalità, fino al 70%, per una media di ricavi di 3 milioni a struttura. «Come Preatoni Group questa iniziativa ci interessa molto», è la conclusione di Senior, «per i nostri azionisti è un’opportunità, perché il nostro valore in Borsa non considera ancora questa startup, che poi startup non è perché ha già dimostrato di funzionare nei nostri centri a Sharm El Sheikh e in Sicilia».
© Riproduzione riservata