Le aziende a conduzione familiare si confermano il cuore pulsante dell’economia meridionale, rappresentando il 61% delle realtà imprenditoriali attive nel Sud Italia. Stiamo parlando di circa 217 mila imprese che operano prevalentemente nei settori dell’industria manifatturiera, del commercio all’ingrosso, delle industrie alimentari e tessili, nonché nell’ambito della ristorazione e dell’accoglienza turistica.
Secondo il primo report FLAG sulle imprese familiari del Mezzogiorno – realizzato da Deloitte Private in collaborazione con le Università di Napoli “Federico II” e di Bari “Aldo Moro” – queste aziende impiegano 2,5 milioni di lavoratori, pari al 33% della forza lavoro totale della regione. Non solo: nell’80% dei casi, due generazioni collaborano attivamente nella gestione dell’azienda, garantendo un passaggio di testimone che, nel 69% delle situazioni, resta saldamente in mani familiari.
Un legame indissolubile con il territorio
Per il 97% degli imprenditori intervistati la connessione con la propria terra è determinante per la reputazione della famiglia, mentre per il 94% incide direttamente sulla reputazione aziendale. Una relazione che si traduce in investimenti concreti: il 71% delle imprese concentra la produzione nel Sud Italia, mentre il 55% opera a livello nazionale e il 45% ha sviluppato attività anche all’estero.
Non si tratta solo di strategie economiche: il 93% delle imprese sostiene iniziative civiche e sociali, mentre l’80% delle famiglie imprenditoriali contribuisce attivamente a progetti di raccolta fondi per la lotta alla povertà e il miglioramento del benessere sociale. Una partecipazione che si estende anche alla politica locale e nazionale, con un coinvolgimento diretto in decisioni strategiche per il territorio.
Pronti al passaggio generazionale (ma occhio ai cervelli in fuga)
Il report evidenzia una governance sempre più strutturata nelle aziende familiari del Mezzogiorno. Il 55% delle imprese mantiene una proprietà completamente familiare, mentre il 41% ha aperto a investitori non professionali e il 5% a investitori professionali. La gestione è affidata, nel 62% dei casi, a un consiglio di amministrazione composto in media da cinque membri, tre dei quali appartenenti alla famiglia fondatrice.
Particolare attenzione è riservata al passaggio generazionale, considerato un nodo cruciale per la continuità del business. L’85% delle aziende ha già formalizzato un piano di successione, con il 69% che prevede il passaggio di leadership ai membri familiari. Tuttavia, rimangono delle criticità: il 59% degli imprenditori ritiene che i cambiamenti nei rapporti familiari rappresentino una minaccia per la stabilità aziendale, mentre il 45% teme la carenza di competenze nelle nuove generazioni.
Peraltro, tra le principali preoccupazioni per il futuro delle imprese familiari nel Mezzogiorno, spicca la fuga di cervelli, ritenuta un rischio “altissimo” dall’89% degli intervistati. Segue la transizione demografica (85%) e, non meno rilevante, la sfida del cambiamento climatico, segnalata come prioritaria dal 72% delle aziende. La crescente pressione per adottare pratiche sostenibili impone un ripensamento delle strategie aziendali per ridurre l’impatto ambientale e garantire una crescita a lungo termine.
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