Il risiko della moda non si placa: dal 13 marzo il cambio della guardia nelle direzioni creative delle grandi maison ha subito un’ulteriore accelerazione dopo più di 30 tra arrivi e partenze nel solo 2024. L’ultima mossa in ordine di tempo è la nomina del portoghese Miguel Castro Freitas al posto dell’americano Casey Cadwallader da Mugler. Per il grande pubblico la notizia non fa tanto scalpore, ma stiamo parlando dell’unica azienda di moda all’interno de L’Oreal. Resta comunque più eccitante la news della nomina di Jack McCollough e Lazaro Hernandez come stilisti di Loewe, marchio spagnolo controllato dal Gruppo LVMH. Fondatori nel 2002 del brand americano Proenza Schouler da cui si sono dimessi lo scorso 15 gennaio, i due non erano neppure entrati nel toto-nomine perché la loro cifra stilistica è alta ma non altissima con buona pace di Anna Wintour che li sostiene da sempre. Pare sia stata lei nel 2007 a suggerire l’acquisto del 45% del loro marchio a Valentino Fashion Group per 3,7 milioni di dollari.
All’epoca qualcuno disse che l’operazione finanziaria dipendeva soprattutto dal lavoro del padre di Jack, funzionario di alto grado nella sezione investimenti internazionali della Merryl Linch.
Oggi ci sono ben altre questioni in ballo, ma certo è un po’ strano chiamare due professionisti di lungo corso ma di piccolo cabotaggio per sostituire un fuoriclasse come Jonathan W. Anderson che per 12 anni ha egregiamente disegnato Loewe trasformando un piccolo marchio spagnolo di pelletteria in una delle griffe più rilevanti del mondo. Sul futuro del designer nord irlandese ci sono pochi dubbi e molte perplessità: tutti dicono che sta già lavorando per Dior, ma non esistono conferme ufficiali. Si sa solo che Maria Grazia Chiuri sta gestendo due collezioni: la Dior Fall 2025 che sfilerà il prossimo 15 aprile nel giardino Toij di Kyoto e la Cruise 2026 in passerella a Roma il 27 maggio. Di sicuro la prima donna alla guida creativa dell’universo donna di Dior dopo nove anni di lussuoso pendolarismo tra Parigi e Roma, sogna di tornare a vivere nella capitale dove tra l’altro ha acquistato e sta restaurando il teatro La Cometa. Per le molte estimatrici del suo stile romantico e insieme pragmatico, l’eventuale addio di madame Chiuri alla moda sarà un bruttissimo colpo. Qualcuno sognava di vederla sul trono di Gucci dove invece dal 6 luglio siederà il georgiano Demna dopo l’ultima sfilata dell’alta moda di Balenciaga.
Qui in molti vorrebbero veder arrivare John Galliano che è uno dei tre stilisti al mondo per cui si può usare la parola genio. Al suo posto da Margiela è arrivato Glen Martens proveniente da Diesel, ammiraglia del Gruppo OTB che controlla anche Jil Sander dove a sorpresa si sono dimessi Lucie e Luke Meier all’indomani delle più belle sfilate di Milano.
Al posto della talentuosa coppia è già arrivato Simone Bellotti, un ottimo professionista proveniente da Bally per cui a settembre sulle passerelle di Milano ci dovrebbe essere il suo debutto da Jil Sander, quello di Dario Vitale da Versace e di Louise Trotter al posto di Matthieu Blazy da Bottega Veneta. Sembra francamente difficile che possa debuttare anche Demna da Gucci, nonostante abbia già visto in gran segreto gli archivi del marchio a Firenze. Certo con lui e con la griffe delle due G ci si può aspettare di tutto. Intanto però ai blocchi di partenza sono rimasti tre fuoriclasse: Pierpaolo Piccioli, Hedi Slimane e Riccardo Tisci. Quest’ultimo ha da poco cancellato tutto il suo Instagram tranne un post. Il popolo dei social si dice convinto del suo imminente e auspicabile ritorno sulla scena della moda, ma lui è tanto imprevedibile quanto bravo. Su Slimane circola da tempo la voce dell’acquisto da parte sua di una lussuosa casa a Milano, ma l’unico marchio milanese che si può permettere i suoi astronomici fee è Armani e grazie al cielo c’è sempre Re Giorgio, baluardo di eleganza ma anche di intelligenza gestionale.
L’altro brand italiano a cui potrebbe servire un direttore creativo superstar è Fendi, ma loro sono a Roma. Per uno che ha spostato l’ufficio stile di Saint Laurent da Parigi a Los Angeles tre ore di treno oppure un’ora di aereo sono uno scherzo, ma nella logica del risiko sarebbe come perdere l’America per tenersi la Kamchatka.
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