Nel 2024 il settore delle costruzioni ha fatto segnare un PIL di 124,8 miliardi di euro (dai 123,0 miliardi reali del 2023), con una variazione percentuale del +1,4% (+1,2% solo sul valore aggiunto). La quota percentuale sul PIL totale è del 5,7% (invariata rispetto al 2023).
Il 2024 ha però segnato la prima frenata degli investimenti in costruzioni: l’aumento delle opere pubbliche non ha compensato il calo dell’edilizia privata e per il 2025 è atteso un ulteriore rallentamento. È quanto si legge nell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni 2025 dell’Ance. I dati indicano -5,3% nel 2024 rispetto all’anno precedente nonostante il +21% delle opere pubbliche. E le attese per il 2025 sono di una nuova flessione del 7% malgrado il +16% delle opere pubbliche per effetto del Pnrr. Il ciclo espansivo post pandemia è giunto al termine. L’osservatorio dell’Ance registra comunque una riscossa dei comuni con un aumento della spesa per opere pubbliche degli enti territoriali del 16,2% nel 2024, dai 18,6 miliardi nel 2023 a 21,7 miliardi nel 2024. Con questo aumento la spesa dei comuni supera i livelli del 2008, recuperando del tutto il drastico calo registrato tra il 2008 e il 2017 (-54,6%). Guardando all’anno in corso, la crescita delle opere pubbliche nel 2025 è legata alla massima realizzazione possibile del Pnrr. Circa il 54% della spesa sostenuta finora (32 miliardi di euro) è riferibile al settore delle costruzioni. La maggior parte riguarda progetti già previsti e finanziati prima del Pnrr, si legge nell’osservatorio. I nuovi interventi, soprattutto nella seconda metà del 2024, hanno accelerato la loro attuazione registrando una spesa complessiva di 6,7 miliardi. Entro il 2026 restano da realizzare investimenti per 54 miliardi di euro. Le difficoltà riguardano invece l’edilizia abitativa con una flessione degli investimenti nel 5,2% per le nuove costruzioni e del 22% per la riqualificazione nel 2024. Anche per il 2025 le previsioni sono di un -2,6% per la nuova edilizia abitativa e di un -30% per la riqualificazione effetto dell’ulteriore rimodulazione degli incentivi fiscali” dopo la fine del superbonus.
Intanto anche il settore scommette sull’intelligenza artificiale. Che potrà apportare un contributo prezioso: tempi di preparazione delle offerte nelle gare d’appalto ridotti dell’80%, un taglio dal 20 al 30% dei costi di manutenzione e anche una diminuzione delle tempistiche di sviluppo della progettazione (30-50%), dei tempi di consegna (50-70%) nonché una precisione nel controllo della qualità e del design maggiore dell’80%. Tra gli ambiti in cui l’IAa può aiutare le aziende edili c’è anche il monitoraggio in tempo reale delle condizioni di lavoro per identificare subito le situazioni di pericolo (e prevenire incidenti). La tecnologia può avere un impatto nel settore delle costruzioni tra i 90 e i 150 miliardi di dollari. Le imprese che sono partite per prime (nel 2017) nell’adozione dell’Ia sono riuscite in minor tempo ad assorbire l’investimento iniziale e successivamente ad avere maggiori introiti. Quelle partite in ritardo dovranno attendere il 2030 e oltre per rientrare nell’investimento.
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