Cresce il fatturato della Grande Distribuzione Organizzata (Gdo) alimentare italiana. il cui futuro si prospetta ricco di sfide ma anche di opportunità. L’85% delle aziende del settore ritiene infatti che le dinamiche demografiche e i nuovi paradigmi di consumo siano gestibili, ma per affrontare le sfide del futuro, i retailer italiani stanno puntando su investimenti mirati in tecnologia, capitale umano e personalizzazione dell’offerta. A mettere a fuoco i numeri e le prospettive del settore è l’Area Studi Mediobanca attraverso la nuova edizione dell’Osservatorio sulla Gdo italiana e internazionale a prevalenza alimentare, che ha aggregato i dati economico-patrimoniali di 124 aziende nazionali e 31 maggiori player internazionali per il periodo 2019-2024.
Gdo, i dati
Le stime per il 2024 sono positive, ma con un tasso di crescita più moderato rispetto agli anni precedenti. Con un’inflazione prossima allo zero, la Gdo italiana dovrebbe registrare una crescita delle vendite del 3% rispetto al 2023, anno che ha visto un aumento del 7,7%. Questi dati seguono un biennio particolarmente positivo, con un incremento delle vendite del 7,6% nel 2022. Nel 2023, i maggiori gruppi della Gdo a prevalenza alimentare hanno realizzato un fatturato netto di 109,6 miliardi di euro (al netto dell’Iva), con 14,7 miliardi derivanti da operatori a controllo estero, pari al 13,4% del totale. Rispetto al 2019, le vendite complessive sono aumentate del 28%, con un tasso medio annuo di crescita del 6,4%.
I costi del lavoro, che tra il 2019 e il 2023 sono stati mediamente pari al 9,8% del fatturato, subiranno un leggero incremento dello 0,2% nel 2024, anno in cui è previsto anche il rinnovo del Ccnl della Distribuzione Moderna Organizzata. Tuttavia, i margini di redditività nel 2023 hanno registrato miglioramenti: l’Ebit margin è salito al 2,9%, mentre il Roi (ovvero, il ritorno sul capitale investito) ha raggiunto il 7,4%, ben al di sopra della media quinquennale, che si attestava rispettivamente al 2,5% e al 5,8%. Un ulteriore segnale di ripresa si trova negli investimenti materiali, cresciuti del 18,7% rispetto al 2022.
I discount, nel 2023, non sono più un segmento così lontano dai principali gruppi della GDO. Hanno infatti registrato una crescita del 9,2% rispetto al 2022, praticamente allineati al +7,3% degli altri operatori. Tuttavia, i discount spiccano per la marginalità: l’EBIT margin dei discount si è attestato al 4,8%, significativamente superiore al 2,3% degli altri gruppi. Il Roi di questi operatori ha raggiunto il 16,5%, rispetto al 5,9% dei competitor non discount.
Le performance delle singole aziende
Secondo i dati elaborati dall’Area Studi Mediobanca, nell’ultimo anno alcune aziende si sono distinte per la loro crescita. In’s Mercato ha registrato il maggiore aumento del fatturato (+16%), seguita da Radenza Group (+15,2%) e Agorà (+14,2%). In termini di marginalità, i discount Cive (7,2%) ed Eurospin (6,7%) si sono distinti, così come AZ con un EBIT margin del 5,6%.
Se si considera la redditività del capitale investito (Roi), Radenza Group si è piazzata al primo posto con il 26,9%, seguita da AZ al 23,7% e Eurospin al 21,3%. In termini di utili cumulati, Eurospin ha superato tutti, con 1,561 miliardi di euro di utili tra il 2019 e il 2023, precedendo VéGé (1,333 miliardi) e Selex (1,286 miliardi).
Gdo italiana, un affare di famiglia
Un altro tema cruciale per il futuro della Gdo italiana è il passaggio generazionale. Attualmente, l’85,4% delle aziende non cooperative della GDO è sotto il controllo di famiglie. L’età media dei soci è di 55,2 anni, con una netta differenza di età tra uomini (56,5 anni) e donne (52,9 anni). In media, i soci azionisti rappresentano circa i tre quarti dei membri dei consigli di amministrazione. Le deleghe operative sono concentrate in una sola persona nel 60,5% dei casi.
Il passaggio generazionale è già in atto: l’età media dei board è diminuita di 3,8 anni dal 2019 ad oggi, e la presenza femminile nei consigli di amministrazione è aumentata di 3,2 punti percentuali. Oggi, le donne occupano circa il 19,9% delle posizioni nei board, con un incremento delle donne in ruoli di Presidente (dal 7% al 18,4%) e Vicepresidente (dal 5,3% al 9,2%).
Tecnologia e capitale umano: gli investimenti strategici della Gdo
Per affrontare l’evoluzione del mercato, oltre il 75% degli operatori della Gdo considera fondamentale investire nel capitale umano. Questo investimento mira non solo a garantire un personale qualificato e preparato, ma anche a rispondere a un mercato sempre più dinamico e digitalizzato. In parallelo, il 70% degli operatori attribuisce priorità allo sviluppo della tecnologia, con un focus particolare sull’intelligenza artificiale generativa, strumento che potrebbe rivoluzionare il modo di approcciare il consumatore, migliorando l’efficienza operativa e l’esperienza d’acquisto.
L’80% delle aziende ha effettuato investimenti in digitalizzazione nell’ultimo biennio. Parallelamente, il 60% degli operatori mira a una iper-personalizzazione dell’offerta, cercando di rispondere sempre meglio alle esigenze dei consumatori. Un ulteriore obiettivo comune riguarda l’espansione della rete di punti vendita, con l’intento di consolidare la presenza sul territorio. L’evoluzione dei prodotti a marchio del distributore (Mdd) rappresenta un altro trend significativo, con il settore che ormai copre circa un terzo del mercato, con un giro d’affari che nel 2023 ha raggiunto i 26 miliardi di euro, segnando una crescita annua del 6,3% rispetto al 2019. Per il 55% delle aziende della Gdo, i prodotti a marchio del distributore sono diventati un’ancora di sicurezza in un contesto di crescente competitività.
Tuttavia, non tutte le leve risultano altrettanto efficaci: la rimodulazione dei formati e dei canali (35% dei casi), la multicanalità (25%) e il ricorso all’M&A (20%) sono considerate strategie meno impattanti, a fronte di altre opzioni che potrebbero risultare più proficue nel lungo periodo. Il 65% degli operatori, inoltre, intravede spazi per una maggiore concentrazione del mercato italiano, segno che l’evoluzione del settore potrebbe favorire una riduzione della frammentazione a beneficio dei maggiori player.
Gli investimenti Esg
Nell’ultimo biennio, circa il 75% delle imprese ha effettuato investimenti in sostenibilità, con l’obiettivo di migliorare la propria reputazione e di rispondere alle normative in materia. Due terzi delle aziende hanno prodotto report Esg dedicati, e in alcuni casi (16,7%) esiste una figura manageriale con carica esclusiva per la gestione di questi temi. Dal punto di vista ambientale, le azioni più comuni sono state l’efficientamento energetico degli edifici (90,5%), l’innovazione di prodotto (76,2%) e il miglioramento della supply chain (71,4%). I risultati sono positivi, con una riduzione significativa dell’intensità energetica (-9,6%), dell’intensità carbonica (-15,5%) e della produzione di rifiuti (-5,2%) nell’ultimo biennio.
Il panorama globale
Guardando al panorama globale, i maggiori retailer internazionali hanno registrato fatturati che spaziano dai 582 miliardi di euro di WalMart ai 21 miliardi di Empire (Canada). Tra i player internazionali, la portoghese Jeronimo Martins ha la maggiore proiezione internazionale, con il 79,7% del suo fatturato proveniente da Paesi esteri, seguita da Ahold Delhaize (78,9%) e Seven & I (74,7%). In termini di vendite per metro quadro, Esselunga si conferma leader con €15.971/mq, superando i colossi internazionali come Tesco (€13.701) e J Sainsbury (€12.248), dimostrando una forte capacità di attrarre clienti anche sul mercato interno.
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