Sono più piccole, ma anche più giovani. Sono più dislocate nel Mezzogiorno, ma anche più straniere. Queste le caratteristiche delle 1,3 milioni di imprese guidate da donne in Italia, che stanno crescendo e diventando più forti, tanto da coprire a fine 2024 oltre un quarto (il 22,2%) del tessuto imprenditoriale del paese. Un tesoro da sostenere con politiche attive, secondo Unioncamere: “Creare opportunità a favore dell’imprenditoria femminile è un obbligo per chiunque si ponga come obiettivo lo sviluppo del Paese”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. Sul tavolo del governo, il Piano nazionale imprenditoria femminile, gestito da Invitalia per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, a cui si aggiungono alcune iniziative, come il Giro d’Italia delle Donne che fanno Impresa e l’impegno per la certificazione della parità di genere, un elemento che sempre più imprese stanno considerando per garantirsi visibilità e competitività.
Identikit delle imprese femminili
Le imprese femminili in Italia si distinguono per alcune caratteristiche ben precise: sono più piccole, più giovani, e si concentrano maggiormente al sud, con una rilevante presenza anche di imprenditrici straniere. A differenza di quanto avviene per le aziende maschili, quelle gestite da donne operano prevalentemente nel settore dei servizi, che ospita il 72,6% delle imprese femminili, contro il 60,1% delle attività non femminili. Tuttavia, la presenza delle donne nel settore artigianale è inferiore, rappresentando solo il 16,7% rispetto al 22,6% delle imprese guidate da uomini. I settori più rappresentati sono quelli del tessile, abbigliamento e calzature (37,7%), della sanità e assistenza sociale (36,6%), dell’istruzione (31,1%), e dell’ospitalità, ristorazione e turismo (29,7%).
Le piccole dimensioni sono una costante: le microimprese costituiscono infatti il 96,2% del totale delle imprese femminili. Inoltre, le ditte individuali sono predominanti, rappresentando il 60,5%, una percentuale nettamente superiore rispetto al 47,3% delle attività non femminili. Tuttavia, segnali positivi giungono anche dalle società di capitali, che sono aumentate del 45% dal 2014, raggiungendo nel 2024 più di un quarto delle imprese femminili.
Un altro dato significativo riguarda l’età e la provenienza delle imprenditrici: cresce il numero di donne under 35 alla guida di aziende, così come le imprese a conduzione straniera, a conferma di una sempre maggiore apertura e diversità nel panorama imprenditoriale.
Imprese innovative, ma con difficoltà di sopravvivenza
Nel corso degli ultimi dieci anni, si è registrato un notevole incremento delle imprese giovanili con un alto contenuto di conoscenza, con un +41,3% nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, dove spiccano le aziende legate al management e al marketing.
Le imprese femminili, però, incontrano difficoltà rispetto a quelle maschili quando si parla di tasso di sopravvivenza. A cinque anni dalla nascita, il 72,3% delle imprese guidate da donne è ancora attivo, contro il 77,3% delle imprese a conduzione maschile. Superato il quinquennio, la differenza si amplifica, con solo il 67,5% delle attività femminili ancora sul mercato, rispetto al 73,1% delle imprese maschili.
Pilastro per lo sviluppo territoriale, soprattutto del Sud
Il contributo delle donne nell’imprenditoria è particolarmente significativo in alcune regioni, soprattutto del Sud, dove la percentuale di imprese femminili è più alta: in Molise, il 27,2% delle aziende è guidato da donne, mentre in Basilicata si arriva al 26,5%. Anche in Abruzzo (25,3%), Umbria (24,7%) e Sicilia (24,2%) il fenomeno è rilevante. Le province meridionali, come Benevento, Avellino, Chieti, Frosinone e Viterbo, vedono una concentrazione di imprese femminili che arriva a toccare il 29,6% nelle prime e il 27,5% nelle ultime.
© Riproduzione riservata