Le lancette non mentono e i dati nemmeno: sul quadrante dell’economia internazionale è scattata l’ora dell’instabilità. Così, mentre la finanza e i mercati risentono delle oscillazioni dovute alle incertezze del generale contesto geopolitico, alcuni investitori guardano con maggiore attenzione ad asset che mantengono il loro valore nel tempo o tendono addirittura ad aumentarlo. È il caso dell’oro e delle opere d’arte, di cui già abbiamo scritto su queste pagine, ma anche degli orologi di lusso. I segnatempo di alta gamma, in particolare, continuano a rappresentare un porto sicuro non solo per gli appassionati del genere, ma anche per i collezionisti intenzionati diversificare il loro portafoglio. In periodi di crisi, avere al polso o (ancora meglio) in cassaforte un pezzo di raffinata orologeria può infatti rivelarsi una mossa vincente. Purché la si valuti nella corretta prospettiva del medio e lungo termine.
«Il mercato internazionale parla in dollari e quindi nel breve periodo i parametri possono risentire delle variazioni sulla valuta, in più ci sono oscillazioni che nel giro di poche settimane possono far variare anche del 10% il valore di una determinata referenza. Agli inesperti questi fattori possono dare una sensazione di instabilità, ma non è così: nell’arco di 5-10 anni, l’investimento in un orologio di valore rappresenta una solidità», spiega Giulio Chiossone, esperto del settore. Gli orologi di lusso, essendo beni tangibili e di valore riconosciuto, possono inoltre fungere da “scudo” contro l’inflazione.
Dopo l’impennata raggiunta dal mercato durante il periodo pandemico, tra il 2020 e l’inizio del 2022, oggi le quotazioni sono scese di rimbalzo e il settore non sta attraversando uno dei suoi periodi più dinamici. Ma è altrettanto vero che l’interesse per l’orologeria non è affatto calato e anzi si mantiene stabile. A livello globale, il mercato del nuovo vale infatti circa 60 miliardi di euro, cifra destinata probabilmente a crescere, ma a regalare soddisfazioni è soprattutto l’usato: vent’anni fa valeva complessivamente circa 6 miliardi, adesso invece si aggira attorno ai 24 miliardi e secondo Deloitte potrebbe raggiungere i 36 miliardi entro il 2030. Nel nostro Paese, in particolare, il valore totale del mercato degli orologi da polso ha sfiorato gli 1,9 miliardi, in flessione dell’1% rispetto al 2023.
«Negli ultimi 12-18 mesi i valori di mercato sono stabili e la richiesta rimane alta. Alcune referenze si sono assestate su quotazioni più ragionevoli mentre altre più esclusive permangono su cifre decisamente importanti», testimonia Fabio Falasca, operatore del settore. «Il mercato – dice – oggi si muove in maniera abbastanza uniforme e ci sono referenze “must have” destinate a preservare la loro appetibilità commerciale anche in futuro. Guardare a questi modelli significa garantirsi una certa sicurezza, soprattutto se si ragiona nell’ottica dell’investimento». Sì, perché non tutti gli orologi di lusso sono uguali. O meglio: non tutti posseggono lo stesso potenziale come bene rifugio. Dunque, spendere migliaia di euro per acquistare un segnatempo non significa automaticamente aver centrato un affare destinato a fruttare successivi rendimenti. Per massimizzare l’investimento – ribadiscono dunque gli esperti – conviene puntare sui soliti noti, che sono tali non a caso.
Rolex, Cartier, Omega e Patek Philippe (che da soli generano oltre il 52% dei ricavi) restano i grandi protagonisti del mercato, affiancati da marchi altrettanto prestigiosi come Audemars Piguet e Vacheron Constantin. Merito soprattutto di specifiche referenze diventate uno status symbol. Tra i top di gamma spicca ad esempio il Rolex Daytona: il modello in oro giallo 18 carati (referenza 116508 con quadrante verde) ha accresciuto il proprio valore medio del 174% in soli sei anni, passando dai circa 25mila euro del 2017 ai circa 69mila del 2023. Secondo alcune stime, il “coronato” Gmt-Master II con bracciale oyster ha invece visto un incremento del 4,3%, passando da 10.550 euro a oltre 11mila. In tre anni, dal 2020 al 2023, il Vacheron Constantin Overseas in acciaio inox (referenza 4520V) è invece passato da circa 27mila euro a 30mila, mentre la versione in oro rosa è aumentata da 60.500 a oltre 70mila euro. Continua a brillare anche il fascino dell’Audemars Piguet Royal Oak, le cui varianti hanno registrato incrementi tra il 67% e il 157%.
Sul fronte Patek Philippe, il Nautilus 5711, fuori produzione dal 2021, ha visto i prezzi superare i 60mila euro e l’Aquanaut ha registrato un incremento del 143%. Ora i collezionisti sono pronti a scommettere sul Cubitus, il nuovo arrivato di casa Patek che strizza l’occhio ai suoi illustri predecessori ma con linee aggiornate. Tra i pezzi “introvabili”, caratterizzati cioè da una forte domanda e da una disponibilità ridotta (fattori che contribuiscono ad accrescere ulteriormente il valore dell’orologio), c’è sicuramente il leggendario Rolex Daytona Paul Newman: nel 2017 la referenza 6239, realmente appartenuta al divo di Hollywood, è stata venduta all’asta per oltre 17 milioni di dollari.
«Un orologio usato ma in condizioni eccellenti, completo e originale, può tranquillamente superare di valore uno nuovo, se c’è domanda e rarità. Nel collezionismo, la conservazione è regina», osserva Cesare Bianchi, capo dipartimento gioielli e orologi presso la storica casa d’aste Pandolfini. Al netto di alcuni exploit, tuttavia, va segnalato come nell’ultimo anno anche il mercato secondario abbia subito una frenata, con una riduzione del 5,7%, e non sono dunque mancate referenze scese di valore. Contro ogni oscillazione, il non plus ultra del collezionismo da investimento è però rappresentato da quei segnatempo che non riportano alcun segno di usura o che addirittura conservano ancora le originali pellicole e dunque non sono mai stati indossati.
«La documentazione e la garanzia fanno parte del corredo dell’orologio e hanno un loro valore economico, ma non sono un fattore discriminante. A massimizzare il pregio è invece lo stato di conservazione, che distingue un pezzo da un altro, rendendolo unico», conferma Chiossone. Il bene rifugio, del resto, è tale proprio a motivo della sua tangibilità e delle sue caratteristiche di valore oggettive. Le lancette extralusso rientrano in questa categoria. In fondo lo diceva pure l’antico adagio: il tempo è denaro.
© Riproduzione riservata