Sefcovic, Weyand, Guersent, Baert, Jorna, Seibert. Tutti cognomi assai noti a chi frequenta le stanze dei bottoni di Bruxelles ma sconosciuti ai cittadini europei. Sono i “mandarini” di Bruxelles che oliano gli ingranaggi della Commissione Ue, funzionari e tecnici che hanno in mano le direzioni generali legate all’economia, che devono gestire le crisi – come la guerra commerciale con gli Usa – ma che contribuiscono anche a fare quelle regole che spesso ingolfano la crescita dei settori, a cominciare da quello agroalimentare.
Si muovono dietro le quinte con ampi poteri, non solo di vigilanza. Del resto, la Commissione sta avendo un ruolo sempre più politico. Sia sul fronte del controllo della messa a terra del Pnrr sia sul fronte dei contenuti e dei piani di investimento. In futuro i singoli governi avranno meno voce in capitolo sui grandi pacchetti di spesa e i progetti strategici saranno decisi dalla Ue mentre agli Stati nazionali resterà da approvare alla fine dell’anno una manovra sempre più striminzita. Occhio, quindi, a nomi e cognomi dei “colonnelli” dell’esercito burocratico europeo.
I capi delle direzioni generali
Il potere maggiore si concentra chiaramente nelle direzioni generali, paragonabili ai nostri ministeri. E in particolare in quelle che si occupano di concorrenza e commercio. La direzione Bilancio è affidata alla francese Stephanie Riso, a lei spetta il compito di redigere il nuovo budget della Ue. A capo della Dg sulla Concorrenza e transizione green c’è la spagnola Teresa Ribera (vicepresidente esecutiva della Commissione) ma il direttore generale è Olivier Guersent che andrà in pensione quest’anno. La tedesca Kerstin Jorna guida la Dg Grow che si occupa di mercato interno, industria e Pmi. Considerando anche il dibattito sulle nuove tasse da far pagare ai big tech Usa, è assai strategica anche la Dg Connect che si occupa di intelligenza artificiale, blockchain e 5G: la responsabilità politica è affidata alla vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen, ma la guida tecnica è nelle mani dell’italiano Roberto Viola. È stato presidente dello European Radio Spectrum Policy Group (RSPG) dal 2012 al 2013, vicepresidente nel 2011 e presidente nel 2010. Dal 2005 al 2012 ha anche ricoperto la carica di Segretario generale incaricato della gestione dell’Agcom.
Altri italiani? Al vertice della Dg Lavoro siede l’ex presidente della Consob, Mario Nava, mentre il diplomatico Stefano Sannino dirige la direzione sul Mediterraneo e i Paesi del Golfo. Il finlandese Timo Pesonen guida la direzione generale della Difesa e Spazio, mentre è spagnolo il direttore dei servizi legali della Ue, Daniel Calleja Crespo, molto vicino al vicepremier italiano Antonio Tajani. A coordinare i lavori delle circa 40 direzioni generali esistenti c’è la diplomatica lettone Ilze Juhansone. Sullo sfondo, si muove il sottobosco dei funzionari che fanno anche da consulenti tecnici ai commissari contribuendo così a preparare le proposte di legge che escono da Bruxelles. La loro nomina avviene spesso per concorso e non ha natura politica, infatti, non decadono quando viene eletta una nuova Commissione.
La gestione dei dazi
Ma chi sono, invece, i mandarini di Bruxelles cui è stato affidato il compito di gestire la crisi dei dazi? A capo di quella che può essere considerata come l’”unità di crisi”che in queste settimane sta trattando l’impatto del ciclone Trump c’è chiaramente la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Ma la squadra antidazi sul campo è numerosa. E si dirama tra il braccio destro di von der Leyen, il capo di gabinetto Björn Seibert, e la direzione generale Trade che fa capo al commissario Ue al Commercio, Maroš Sefcovic. Partiamo dal primo, l’uomo ombra Seibert. Silenzioso e occhialuto, ha lavorato con von der Leyen quando quest’ultima era ministro della Difesa della Germania. Seibert ha coordinato le sanzioni della Ue durante l’invasione russa dell’Ucraina con gli Stati Uniti e ha avuto un ruolo determinante nello sviluppare stretti contatti con figure chiave dell’amministrazione Joe Biden. È l’uomo che decreta il successo o il fallimento delle carriere nelle istituzioni europee. «Quando Björn chiama, sai che non sono buone notizie», ha detto un diplomatico di alto rango. I sussurri in tedesco con frau Ursula al tredicesimo piano di palazzo Berlaymont sulle decisioni chiave del personale della Commissione sono i più temuti.
Il 58enne commissario slovacco Sefcovic, noto a Bruxelles per le sue cravatte colorate, ha invece il compito di gestire le relazioni commerciali dell’Unione. Sefcovic si è recato due volte a Washington, accompagnato anche da Seibert, ma finora è tornato completamente a mani vuote. A poco è infatti servita con l’”unpredictable” Trump l’esperienza maturata dal Commissario durante i complessi negoziati con la Gran Bretagna sulla Brexit.
I tecnici del commercio
Piccole pattuglie di esperti si occupano di commercio a livello tecnico, esaminando pazientemente ogni dettaglio per individuare le importazioni americane che potrebbero essere colpite da dazi doganali. Tra questi, c’è la tedesca Sabine Weyand che dirige la Direzione generale per il Commercio. È stata vicecapo negoziatore della task force Ue per la Brexit e ha guidato la conclusione di diversi accordi di libero scambio, tra cui l’accordo Ue-Mercosur, che unisce 780 milioni di consumatori. Weyand ha tre vice, tra questi c’è anche un italiano, Leopoldo Rubinacci che lavora con Matthias Jørgensen, capo unità per il commercio con gli Stati Uniti e il Canada. Distaccato a Washington per il Dg Trade è invece Michelangelo Margherita nel posto occupato fino a tre anni fa da Tomas Baert che oggi è consigliere commerciale di von der Leyen al fianco di Seibert.
La diplomazia è italiana
Infine, sul campo della diplomazia si muove anche Elisabetta Belloni, nominata lo scorso 29 gennaio come Chief Diplomatic Adviser, che tra le sue funzioni ha anche le relazioni con gli Usa (dal 12 maggio 2021 allo scorso 15 gennaio è stata direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che coordina le attività dei servizi segreti italiani).
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