Mettiamola così: se cinque anni fa, per una qualche fortunata coincidenza tra istinto e budget, l’irresistibile Birkin di Hermès è finita nel vostro armadio, oggi oltre a qualche punta di inevitabile invidia, ha fruttato una cosa come 5 mila 500 euro. Tra titoli che traballano e obbligazioni che sbadigliano, quella che definire una “borsa” pare pure riduttivo, ha maturato un rendimento del 40% che la porta ad avere oggi un valore di 18mila euro (e spiccioli). Altro che Nasdaq: benvenuti nella Borsa della Moda (fatta peraltro non solo di borse).
Chi ancora pensa che il second-hand sia un surrogato economico della moda di lusso, farebbe meglio ad aggiornare guardaroba e mentalità. Vestiaire Collective, la principale piattaforma globale per la moda del lusso pre-loved, con i suoi 15 anni di esperienza, migliaia di transazioni in 70 paesi, ha monitorato oltre 400 brand e tracciato i movimenti di milioni di utenti da tutto il mondo.
Risultato: la prima Guida alla moda pre-loved realizzata per la prossima primavera estate. In realtà è una golosissima bussola di quel mercato del Vintage (con la maiuscola) che non solo non è mai tramontato, ma sta vivendo una nuova giovinezza. È una guida preziosa di quello che vale la pena comprare, conservare, e – se proprio passa la voglia – rivendere. Divisa anche per fasce di prezzo. Di fatto una sorta di un’alchimia tra sogno e budget disponibile.
Tra le icone assolute, Chanel, Louis Vuitton e Hermès restano le divinità dell’Olimpo fashion, quelle che mantengono (e spesso aumentano) il loro valore nel tempo. Se l’oggetto del desiderio, per esempio, è la Nano Speedy di Louis Vuitton, sappiate che il suo valore è schizzato del 58% in cinque anni. Un razzo con le cuciture a vista.
Ma ci sono anche nomi nuovi pronti a insidiare le vette: The Row, per esempio, ha registrato un incredibile +27% di crescita annua nel valore di rivendita. Il merito? Il boom del cosiddetto lusso silenzioso, quello senza loghi gridati ma con tagli perfetti e qualità che urla sottovoce.
L’economia delle passioni
Vestiaire collective s’è preso la briga non solo di considerare il rigorosissimo “Cagr”, ovvero il Tasso di Crescita Annuale Composto che il mondo economico usa per misurare la crescita media annuale di un investimento in un periodo di tempo stabilito. Ma ha composto un personale “value ranking” che valuta i marchi in base ai prezzi, il valore a lungo termine, la desiderabilità.In termini di pura resa, alcuni pezzi sono ormai veri e propri strumenti finanziari da indossare. Tipo la già citata Birkin 25, ma anche la borsa Lady Dior (+25%) dove il valore è anche nella storia. Era stata battezzata nel 1994 con un altro nome “Chouchou” cioè “coccola” in francese, in un’epoca in cui a firmare Dior era un personaggio come Gianfranco Ferré.
L’anno successivo la moglie del presidente francese Bernardette Chirac volle commissionare a Dior la borsa da regalare alla principessa del Galles in occasione della sua visita in Francia. Fu amore a prima vista per Lady D, tanto da convincere Dior a legare per sempre il suo nome a quella borsa. C’è anche tutto questo nei mille e rotti euro stimati da Vestiaiare Collective che la inserisce tra le icone insieme allo strepitoso anello Serpenti di Bvlgari (+51%), la Timeless di Chanel (+17%), il Love Bracelet di Cartier (+15%) e persino il super imitato Teddy Bear Coat firmato Max Mara (+11%). Anche sotto i mille euro, ci sono chicche da investimento che fanno impallidire certi Etf. Un affare tutt’altro che “pop” la Mamma Baguette di Fendi (+53%) o la cintura a catena di Chanel (+40%): con la Nano Speedy di Louis Vuitton in 5 anni il guadagno è stato di 330 euro, con la Neverfull di Louis Vuitton il profitto è stato di 150 euro.
Vestiare Collective ha realizzato tre diverse classifiche a seconda del budget. “Lusso” per icone sopra i mille euro, “Premium” con occasioni fino a 500 euro e “Designer” per tutto ciò che sta nel mezzo, dove ad esempio un brand come “Ami” conquista le vette, probabilmente grazie alla collaborazione con una certa Emily parigina che ha spopolato su Netflix. Secondo il Value Ranking che non fotografa solo borse, scarpe o gioielli che rendono di più, ma anche chi attrae. Le metriche sono millimetriche: like per prodotto, velocità di vendita, visualizzazioni per utente. E poi ci sono le meteore che diventano stelle, come la T-shirt “J’adore Dior” o i tacchi Hot Rod di Prada. Non si tratta solo di mode, ma di micro-tendenze che valorizzano pezzi d’archivio, spesso più ricercati dei nuovi drop. Un po’ come il buon vino: più invecchia, più diventa raro, desiderato, costoso.
Il mercato Seconda Mano
Dal 2020 a oggi, la categoria vintage ha visto una crescita del 220%. Le ricerche si sono moltiplicate per cinque. Oggi chi compra pre-loved non è più un outsider: è un esperto, un selezionatore, un trendsetter. E anche un po’ un broker. La moda di seconda mano non è solo cool: è il nuovo modo di vivere il lusso. Senza sprechi, senza compromessi, con lo sguardo fisso sul valore – estetico, etico ed economico. Un universo dove una borsa può essere più affidabile del mattone, un trench Burberry più redditizio del Btp, e un anello vintage più liquido di un fondo d’investimento. La moda, oggi, è una questione di stile. Ma anche di capital gain.
Da zero a venduto in 3 minuti
Se avete “il” cappotto in pelle The Row, “Lambskin Coat” attenzione: potrebbe scomparire dal vostro armadio prima che vi rendiate conto di averlo messo in vendita. Su Vestiaire, alcuni articoli volano via in meno di cinque minuti. La più rapida? La Dior Saddle Bag: 1 minuto e 37 secondi. L’anello Hermès Lima (valore 759 euro)? 2 minuti e spiccioli. Il Silk Dress di Alexander McQueen? In quattro minuti concluso il passaggio di mano. Quando il pezzo è giusto, la community risponde con la rapidità di un trader.
Le tendenze
Primavera chiama leggerezza, ma anche consapevolezza. I colori più cercati sono poetici e burrosi: mocha mousse, rosa cipria, blu ghiaccio. Le silhouette giocano con il vintage (gonne a palloncino, completi anni ’80, sovrapposizioni alla Miu Miu), mentre gli accessori si fanno esuberanti: borse oversize, portachiavi esagerati, animalier ovunque. Sembra il guardaroba di una fashionista uscita da un sogno tra Milano e Tokyo.
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