Casa, conti bancari, gioielli, auto, ma anche quadri e arredi. Risparmi e beni di una vita e di generazioni passate che finiscono nel nulla. Nessun figlio e nessun parente a cui lasciare l’eredità, piccola o grande che sia. Se oggi è un’eventualità ancora poco diffusa, domani sarà una realtà per molti. È già scritto negli ultimi dati Istat, secondo cui, in riferimento ai nuclei familiari, oltre il 72% degli over 65 è rappresentato da persone sole o da coppie senza figli. E così, mentre avanza l’inverno demografico, cresce anche un altro fenomeno, quello dei patrimoni senza eredi. «Sebbene oggi questa situazione riguardi una decisa minoranza nell’ambito della nostra consulenza, stiamo riscontrando un aumento delle casistiche», afferma Cesare Armellini, presidente dell’Associazione dei consulenti finanziari autonomi.
Nei prossimi tre anni in Italia si assisterà a un passaggio di ricchezza verso le generazioni più giovani di 180 miliardi di euro, destinato a salire fino a 300 miliardi entro il 2033, stando ai calcoli dell’Associazione Italiana Private Banking (Aipb). Se quindi i giovani di oggi si apprestano a essere la generazione più ricca della storia grazie ai beni accumulati da nonni e genitori, figli del boom economico del secondo dopoguerra, c’è da chiedersi a chi verrà a sua volta trasferita questa ricchezza in un mondo in cui si fanno sempre meno figli.
Cosa succederà
In mancanza di testamento, la legge prevede che l’eredità sia devoluta ai parenti, risalendo fino al sesto grado, vale a dire fino ai nipoti di cugini. A scovarli, ci pensano i genealogisti di mestiere, che allertati da banche, assicurazioni, commercialisti o case di riposo si attivano per ricostruire l’albero genealogico e trovare i parenti sconosciuti. In assenza di eredi, anche alla lontana, tutto passa automaticamente allo Stato. Si tratterebbe, secondo le stime di Fondazione Cariplo, di oltre 3.000 miliardi che entro il 2040 potrebbero andare a rimpinguare le casse statali. Una cifra impressionante. Su questa stima bisogna però tenere conto di alcuni cambiamenti che potrebbero mettersi in moto già nei prossimi anni. «Di fronte a patrimoni senza eredi è ragionevole ipotizzare una maggiore propensione a fare testamento o un aumento dei lasciti al terzo settore», prevede Armellini. Un’analisi più approfondita sul tema arriva dal Fondo filantropico italiano, secondo cui entro il 2040 ben 88 miliardi senza nessun destinatario diretto, potrebbero confluire verso il no profit, contribuendo a finanziare comunità e progetti sociali, oppure a recuperare cultura e bellezza.
Gli strumenti
Cosa fare quindi se non si vuole lasciare tutto allo Stato o a un parente lontano di cui non si conosce nemmeno il nome? La soluzione più conosciuta è il testamento, che permette appunto di decidere liberamente come disporre dei propri beni, indicando i beneficiari. Ma non è certo l’unica. «Tra gli strumenti più semplici a disposizione ci sono donazioni, lasciti, polizze vita ed erogazioni liberali, che possono risultare vantaggiose anche da un punto di vista fiscale», indica Antonella Massari, segretario generale di Aipb. Le polizze intestate a un terzo, ad esempio, sono escluse dall’asse ereditario ed esenti da imposte (tranne per i rendimenti finanziari), così come sono esenti le donazioni liberali.
Esistono poi strumenti più complessi, come il trust e la fondazione, adatte a patrimoni cospicui, che richiedono una precisa pianificazione e la costruzione di una struttura ben organizzata. «Si può procedere alla costituzione di una di queste strutture già in vita o con il testamento, dettandone le regole di funzionamento, definendone gli scopi e gli ambiti di attività e costruendo una governance affidata a soggetti professionali, con competenze economico-giuridiche e/o specifiche rispetto allo scopo perseguito», precisa Giuliano Foglia, fondatore e managing partner dello studio Foglia & Partners.
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