Mentre la settimana milanese del Mobile tira le somme con un indotto complessivo di 278 milioni (ma ora il comparto teme un crollo dell’export di 11 miliardi), case d’asta e gallerie continuano a spingere il design d’autore come “bene rifugio” complementare all’arte. Nei giorni scorsi proprio a Milano, nella cinquecentesca cornice di Palazzo Recalcati, Wannenes Art Auction ha battuto 170 lotti emblematici dei grandi protagonisti del design del Novecento, con pezzi unici o a tiratura limitata come la chaise longue a dondolo di Franco Albini presentata alla VII Triennale di Milano del 1940, una grande lampada a plafone dello storico studio B.B.P.R, e molti altri oggetti progettati da nomi presenti sui libri di storia come Luigi Caccia Dominioni, Alessandro Mendini, Ercole Barovier. Tra i cosiddetti highlights figurava anche una rara cassettiera in ebano di Lucio Fontana e Osvaldo Borsani del 1955 stimata 120mila euro.
L’asta di Wannenes ha preceduto di pochi giorni quella dell’inglese Phillips dedicata al design che si terrà a Londra il 30 aprile tra i cui lotti spiccano un divano «Leopard» di Judy Kensley McKie del 1983 stimato 150.000 sterline e un tavolo di Marc Newson del 2008 stimato 70.000 sterline. Le aggiudicazioni nelle sempre più frequenti aste di design storico possono ovviamente riservare anche clamorose sorprese; tra i colpi più clamorosi si ricorda un tavolo di Carlo Mollino in quercia e vetro del ‘49 all’asta Christie’s di New York del 2005 stimato 200.000 dollari e aggiudicato per… 3.824 milioni.
Lo scorso ottobre, sempre Christie’s battè 70 opere del designer francese degli anni ’50 Francois-Xavier Lalanne, totalizzando 59 milioni di dollari. Ancora una bizzarra opera di Lalanne, un ufficio segreto nascosto in un rinoceronte, fu aggiudicato per la cifra record di 18,33 milioni di euro.
Questi precedenti lascerebbero intendere che il design d’autore sia oggi a pieno titolo un prodotto di investimento. Ciò è vero in parte, e solo per alcuni grandi storici come i fratelli Diego e Alberto Giacometti (lo scultore, proprio lui), e i già citati Claude e François-Xavier Lalanne. Il mercato d’autore tuttavia è in crescita, conferma a Moneta Sonja Ganne, presidente del settore design di Christie’s «soprattutto per alcuni designer italiani di rilievo come Gio Ponti, Carlo Mollino, Gino Sarfatti e i BBPR per l’illuminazione, così come Max Ingrand per i progetti per Fontana Arte. Tra gli italiani merita menzionare anche Ettore Sottsass soprattutto per le sue opere degli anni ’50 e ’60: nel giugno 2023 a New York aggiudicammo un suo totem in ceramica a 856.800 euro».
Sotheby’s è l’altro colosso, con otto aste l’anno dedicate al design tra New York, Parigi e Milano: «È entusiasmante – dice Eugenia Fassati di Sotheby’s – quando pezzi di design straordinari vengono offerti come parte di altrettanto notevoli patrimoni. Lo scorso anno abbiamo venduto un’incredibile tavola di François-Xavier Lalanne a 11,6 milioni di dollari dalla collezione di Sydell Miller a New York».
Giacomo Abate, del dipartimento design di Wannanes precisa che «un buon investimento è solo quello indirizzato a un pezzo che sia davvero classico, iconico; ma è inevitabile che, come per l’arte, il collezionismo sia soggetto alle mode e oggi, dopo la fase del minimalismo, siamo in una fase barocca, colorata e decorativa».
La crescita lenta ma costante di questi anni è confermata anche da Stefano Poli della casa d’asta Il Ponte: «Il mercato conferma un forte orientamento verso pezzi che raccontano storie uniche, come il gruppo di arredi di Carlo Mollino per casa M a Torino e per la Casa del Sole a Cervinia che insieme hanno totalizzato 347mila euro». Tra gli artisti storici italiani in ascesa c’è anche una donna, Gabriella Crespi, figura singolare degli anni ’70-‘80 che sta stabilendo prezzi importanti in tutto il mondo.
Ma è tutto oro quello che luccica? Le criticità in questo tipo di mercato non mancano, prima tra tutti l’autenticità dei pezzi. «Quello dei falsi è un problema diffuso che ha generato una certa diffidenza tra i collezionisti internazionali incidendo sul valore di mercato di molti autori italiani – commenta Piermaria Scagliola, della casa d’aste Cambi – purtroppo non tutti gli archivi degli autori lavorano bene, però le case d’asta hanno esperti interni che garantiscono comunque gli acquirenti, anche in caso di errore che è sempre possibile».
Ma tutto il mondo è paese: il caso più clamoroso è avvenuto in Francia dove un esperto assai accreditato, Bill Pallot, riuscì a vendere arredi falsi allo Stato per la Reggia di Versailles. Finì in galera. «Il problema è complesso – dice Scagliola – perché, al di là delle truffe, c’è confusione sui concetti di pezzo unico o a tiratura limitata. Il fatto è che molte aziende hanno acquistato i diritti di grandi designer e rimettono in produzione pezzi storici, come nel caso di Molteni per Gio Ponti, o il divano Soriana di Afra e Tobia Scarpa riprodotto da Cassina, o come i marmi di Angelo Mangiarotti rifatti da Agape. Tutto ok, ma rispetto agli originali d’epoca il valore cambia da uno a 100».
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