Guerra tra Italia e Francia sulla governance di Stm. Il Mef ha annunciato ufficialmente di voler ritirare il suo appoggio all’ad del gruppo dei chip Jean-Marc Chery. Al centro dello scontro sulla governance del gruppo dei chip, una gestione industriale discutibile (il titolo da inizio anno ha perso oltre il 20%, valore attenuato oggi dal rimbalzo dei mercati e del titolo +11,8%) e sbilanciata in favore di Parigi.
A far saltare il banco nella compagine azionaria della società (dove Italia e Francia tramite Mef e Bifrance hanno il 27,5% a testa) è stato il “caso Sala”. E in particolare una missiva (diffusa dal Giornale) in cui il presidente del Consiglio di Sorveglianza rispediva al mittente la candidatura (in quota Mef) di Marcello Sala (direttore generale del ministero dell’Economia). Sala avrebbe dovuto essere inserito nel cda in sostituzione di Maurizio Tamagnini.
“Ciò che non può essere accettato”, si spiega nella lettera, “sono le posizioni assunte da Sala sulla gestione della società, con una forte denuncia della strategia e una richiesta di ripetuta sostituzione del signor Chery, contrariamente alla decisione unanime del consiglio dell’anno scorso e al voto del 99,9% dell’assemblea generale annuale”.
Un fatto definito dal ministro Giancarlo Giorgetti “incomprensibile, gravissimo e inaccettabile”. E che ha portato il Mef a ad annunciare una “critica opposizione”. L’Italia, in sostanza, vuole un cambio al vertice e le dimissioni di Chery. Al di là del “caso Sala”, il Mef contesta da tempo la gestione dell’ad che ha portato nell’ultimo anno ad una disastrosa performance di Borsa, a un dimezzamento dei ricavi e agli annunciati tagli a personale e produzione in Italia.
Per non parlare della class action in corso negli Usa, con Chery, accusato anche di aver sfruttato il rigonfiamento artificiale dei risultati di Stm e di conseguenza del titolo per guadagnare dalla vendita di azioni. Guardando ai numeri, Stm ha chiuso il 4° trimestre del 2024 con ricavi per 3,32 miliardi di dollari, in calo del 22,4% e un utile a 341 milioni di dollari, in calo del 68,3 per cento. A questo punto, le garanzia alla governance di Stm vanno riviste e il modello di convivenza dei due azionisti riequilibrato.
Per ora il Mef intende riproporre la candidatura di Sala, ma ci vorrà un passaggio formale, con le dimissioni di Maurizio Tamagnini, il consiglio di sorveglianza è temporaneamente composto da otto membri. Sarà necessaria una nuova assemblea degli azionisti per confermare il sostituto in quota italiana (3 su nove rappresentanti, 3 sono indipendenti e 3 francesi).
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