Cresce la domanda, diminuisce l’offerta e il risultato è facilmente comprensibile: l’ulteriore crescita dei costi di locazione. Il ballo del mattone (in affitto)è sempre più condizionato da diversi fattori economici e sociali che stanno rimodellando l’intero panorama immobiliare. La politica monetaria flessibile, con i tassi d’interesse che rimangono relativamente contenuti rispetto al passato, ha infatti contribuito a una ripresa delle compravendite, con previsioni che indicano un aumento delle transazioni tramite mutuo ipotecario nel 2025. Tuttavia, nonostante questi segnali positivi, l’elevato costo del credito e i prezzi delle abitazioni, ancora sopra la media storica, stanno spingendo molti italiani verso il mercato della locazione. Questo fenomeno ha determinato un aumento significativo della domanda, ma anche una contrazione dell’offerta, che ha fatto lievitare i canoni di affitto del 3-4% negli ultimi due anni, con picchi registrati a Bologna (+5,2%) e Milano (+3,2%).
A registrare questi dati è l’Osservatorio Affitti 2024, condotto da Nomisma per conto di Crif e in collaborazione con Confabitare. La scarsità di offerta – secondo quanto emerso dal report – è ulteriormente aggravata dalla presenza di ben 4,5 milioni di abitazioni inutilizzate in Italia, di cui circa 80mila a Milano e 18mila a Bologna. Un dato che evidenzia come, pur in presenza di una domanda crescente, una buona parte del patrimonio immobiliare resti fuori dal mercato delle locazioni, creando un disequilibrio che influisce direttamente sui prezzi. Questa situazione, inoltre, sta alimentando un circolo vizioso: la limitata disponibilità di immobili aumenta i prezzi, rendendo ancora più difficile per gli inquilini accedere a una casa.
Nonostante la domanda crescente, i locatori si trovano spesso in difficoltà nel reperire inquilini affidabili, motivo per cui molti scelgono di optare per affitti brevi o di mantenere gli immobili all’interno della famiglia. Il 30% dei proprietari, infatti, ha deciso di non affittare la propria abitazione, mentre un altro 9% ha smesso di farlo a causa dei timori legati a morosità, danni agli immobili e difficoltà nella gestione degli affitti a lungo termine. I locatori, infatti, si trovano sempre più a fronteggiare l’incertezza legata alla capacità degli inquilini di onorare i pagamenti, tanto che le garanzie richieste, come il deposito cauzionale (70%) o fideiussioni bancarie (20%), sono diventate la norma per tutelarsi.
Dal lato degli inquilini, sebbene il 60% degli affittuari rispetti regolarmente i pagamenti, circa il 20% ha vissuto ritardi, spesso a causa di difficoltà economiche, come la perdita del lavoro o redditi più bassi rispetto al passato. Sebbene una parte significativa dei locatori si dichiari disposta a continuare il contratto in caso di ritardi giustificati, i timori di morosità restano una delle principali preoccupazioni. Di fronte a queste difficoltà, la maggior parte dei locatori preferisce non intraprendere azioni legali, con solo un terzo di essi che avvia azioni specifiche in caso di morosità.
In questo scenario di incertezze e sfide, emergono soluzioni che cercano di rispondere a queste problematiche, come ad esempio il servizio “Affittabile” di Crif, che offre la possibilità di certificare la capacità di pagamento di un inquilino, analizzando i dati del suo conto corrente con il suo consenso. Il report che ne deriva offre ai locatori un’indicazione chiara sulla capacità di un inquilino di onorare gli impegni economici, suggerendo anche il canone di affitto più sostenibile in base al reddito. Questa trasparenza aiuta a creare un legame di fiducia tra le parti, che risulta fondamentale per favorire la dinamica del mercato.
Secondo i report sul settore, i locatori sono disposti a offrire condizioni migliori, come depositi cauzionali più bassi o contratti più lunghi, a chi presenta un certificato di affidabilità. Inoltre, un locatore su tre sarebbe disposto ad affittare immobili oggi fuori dal mercato, aprendo nuove opportunità abitative per gli inquilini.
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