Mazzata a stelle e strisce sul Dragone. Gli Stati Uniti inizieranno a imporre dazi del 104% sui prodotti cinesi a partire da domani, mercoledì 9 aprile, in risposta all’indisponibilità di Pechino a rimuovere le sue misure di ritorsione. La Casa Bianca ha confermato la notizia, dopo che – nelle ore precedenti – Donald Trump aveva postato sul suo social Truth un messaggio in apparenza distensivi: “Anche la Cina vuole fare un accordo, tanto, ma non sa come avviarlo. Stiamo aspettando la loro chiamata. Accadrà!“.
Il presidente Usa alterna così il pugno duro all’apertura verso negoziati in quella battaglia, tra l’Aquila e il Dragone, che si sta combattendo nella guerra commerciale globale scatenata dal Giardino delle Rose della Bianca la settimana scorsa. Già nel pomeriggio si erano manifestate chiaramente le avvisaglie di una svolta muscolare da parte degli Usa. Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, aveva dato fuoco alle polveri: “Penso che sia stato un grosso errore questa escalation cinese, perché stanno giocando con una coppia di due. Cosa perdiamo se i cinesi aumentano i dazi su di noi? Esportiamo loro un quinto di quello che esportano loro a noi, quindi è una mano perdente per loro“, ha detto Bessent in un’intervista a Cnbc.
Pechino resta comunque il principale avversario geopolitico con cui gli Usa hanno il peggior deficit commerciale e intanto sta flirtando col resto del mondo proponendosi come alternativa all’isolazionismo americano. Trump lo sa bene e sa anche che puoi pure fare il bullo, ma troverai sempre qualcuno più bullo di te.
In mattinata il portavoce del ministero del Commercio cinese aveva assicurato che se Washington vorrà continuare su questa strada allora Pechino “lotterà fino alla fine” perché non accetterà mai la “natura ricattatoria” degli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri, Lin Jian, ha invece attaccato duramente il vicepresidente JD Vance definendolo “ignorante e maleducato“, per il riferimento al fatto che Washington ha preso in prestito denaro dai “contadini cinesi“.
Anche il premier cinese Li Qiang ha risposto duramente alle minacce della Casa Bianca: gli Stati Uniti hanno annunciato “l’abuso di dazi su tutti i loro partner commerciali, tra cui Cina ed Europa, con varie scuse. Si tratta di un tipico atto di unilateralismo, protezionismo e di prepotenza economica“, è stato l’attacco di Li Qiang, il primo esplicito e pubblico da parte della leadership cinese, contro le politiche di Washington.
E in una telefonata con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha assicurato che “le misure risolute adottate dalla Cina mirano anche a tutelare regole del commercio internazionale, equità e giustizia su scala internazionale“, ha aggiunto Li. “Nessun Paese può sopravvivere da solo. Non c’è via d’uscita al protezionismo se non con apertura e cooperazione. Cina ed Europa sono a favore di globalizzazione economica e liberalizzazione del commercio e convinti difensori e sostenitori del Wto“, ha proseguito, insistendo su affidabilità e responsabilità del Dragone. Che si rende disponibile a “espandere la cooperazione pratica e a risolvere le preoccupazioni reciproche attraverso il dialogo e le consultazioni, portando così avanti le relazioni Cina-Ue” al traguardo dei 50 anni dei loro legami diplomatici. Insomma, a occupare lo spazio lasciato libero dagli Usa.
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